
“C’era una volta, una bellissima Principessa, che viveva in un castello...
Un giorno una strega cattiva e invidiosa...
Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?...
Cappuccetto Rosso andò nel bosco e incontrò il lupo…
Tutti vissero felici e contenti…
Narrare è un bisogno vitale per l’uomo.
Il racconto avviene in una dimensione dialogica e relazionale: le storie sia scritte che orali, invocano sempre un ascoltatore-lettore, demandano relazione e comunicazione.
In quest’ottica dialogica e relazionale assume particolare rilevanza la fiaba, strumento antico e universale utilizzato per dar significato agli eventi, trasmettere saperi, valori, tra diverse generazioni, tra nonni e nipoti, tra padri e figli.
Le fiabe hanno un’importanza fondamentale nello sviluppo psichico del bambino, narrare o leggere fiabe, anche ai giorni nostri, dovrebbe essere quindi un elemento imprescindibile per genitori, nonni, educatori e insegnanti.
Intorno ai due, tre anni i bambini sono curiosi, sono attratti dai libri, dalle loro immagini colorate, spesso si avvicinano all’adulto e chiedono di raccontargli o di leggergli storie illustrate; se questo loro bisogno viene soddisfatto, tale desiderio si evolverà intorno ai sei anni, nel piacere di poter apprendere la lettura autonoma.
Ascoltare fiabe consente al bambino di sviluppare quello che J. Bruner (psicologo cognitivo e ricercatore) ha definito “pensiero narrativo”, ovvero la capacità di strutturare e dare significato alla propria esistenza.
Il bambino attraverso l’ascolto della fiaba sviluppa due modalità di pensiero: il pensiero fantastico attivato dagli elementi irreali e illogici della fiaba e il pensiero razionale, caratterizzato dai rapporti causa-effetto, dalle sequenze temporali e dagli elementi logici; attivare e imparare a discriminare la realtà dalla fantasia è elemento essenziale per il buon funzionamento della psiche.
Il linguaggio della fiaba si addice al bambino piccolo, perché utilizza un codice semplice e simbolico che favorisce l’identificazione del fanciullo con il suo protagonista. Principi, principesse, fate, maghi, streghe, sono questi i personaggi delle fiabe, che si muovono in spazi irreali; le loro vicende introdotte dalla formula “C’era una volta…”, si succedono in un tempo lontano e indefinibile.
Gli eroi o i principi con i quali il bambino si identifica, partono da una situazione problematica e dopo aver affrontato, superato prove, tranelli e ostacoli, giungono alla risoluzione del conflitto. La fiaba assume in quest’ottica, una valenza educativa, accresce il senso di efficacia e l’autostima in chi l’ascolta. Fiaba dunque, metafora della vita, con prove e frustrazioni da fronteggiare e da superare. Il bambino così come il protagonista della storia, incontra nel corso del suo sviluppo difficoltà che deve affrontare, attingendo dalle sue risorse personali. Mentre ascolta il bambino spera che il protagonista tenga duro e che si salvi.
Attraverso la fiaba, il bambino diventa consapevole dell’esistenza del bene e del male.
Nel racconto il protagonista instaura relazioni collaborative e solidali con i personaggi che lo aiutano a superare gli ostacoli e viceversa, entra in contatto con altri che lo ingannano, lo tradiscono.
La vittoria del bene sul male, l’esito positivo della storia, il finale con la sua formula “ e vissero felici e contenti”, sono fonte di rassicurazione, infondono fiducia nel futuro e insegnano al bambino che ogni difficoltà può essere affrontata.
Ogni volta che viene letta una fiaba al fanciullo, questi trova una risposta al suo stato emotivo: la fiaba raccontando dell’angoscia e della paura, cura e contiene ciò che la mente ancora immatura del bambino non può ancora sostenere. Per fare ciò è assolutamente fondamentale la presenza dell’altro, dell’adulto che condivida questi momenti con il piccolo.
È importante la vicinanza di un adulto che legga, che faccia da tramite tra il bambino e il racconto, che sia sempre disponibile a rispondere ai quesiti che il piccolo gli porrà e che stabilisca con lui un dialogo.
Molte fiabe narrano situazioni cruente: per esempio Cappuccetto Rosso viene aggredita e inghiottita dal lupo, Hansel e Gretel sono prigionieri di una strega cattiva che li vuole mangiare. Alcuni genitori vorrebbero preservare i loro figli da storie troppo violente, tendono così ad omettere dal racconto gli elementi più spaventosi. È ormai opinione diffusa tra la maggior parte degli psicologi (tra cui la scrivente) che le fiabe servano al piccolo come lezione di vita: il bambino deve sapere che al mondo c’è sia il bene, sia il male. Attraverso la fiaba, il piccolo può entrare in contatto con le sue fantasie, dare un nome alle sue paure, trovare risposte ai suoi dubbi e alle sue incertezze. Non dimentichiamo che nelle fiabe all’elemento di violenza si contrappone sempre e in modo significativo, il trionfo del bene. Il bambino si identifica con l’eroe del racconto, vissuto come positivo e proietta i propri sentimenti di rabbia e di aggressività, sul personaggio cattivo.
Il beneficio della fiaba è inoltre, quello di consentire al bambino di sperimentare emozioni forti in uno spazio protetto dalla vicinanza dell’adulto. In tale dimensione sarà più facile per lui conoscere alcune paure universali, quali la paura dell’abbandono e della morte. Paure che spesso nella nostra società sono negate.
Narrare una fiaba a un piccolo è un’occasione per trascorrere del tempo con lui. Il rito della fiaba prima di andare a dormire per esempio, è un momento importantissimo per il bambino, perché lo rassicura e rende questa parte della giornata, piacevole e meno difficile (difficile perché, solitamente il sonno rappresenta per il bimbo una sorta di separazione dai genitori).
Il momento delle fiabe raccontate o lette da mamma o da papà assume una valenza emotiva molto importante: è un tempo, uno spazio dedicato al bambino, è un prendersi cura del piccolo attraverso il racconto. In quest’ottica dialogica e relazionale, il narrare diventa ricco di presenza, esperienza di sentirsi accolti e accuditi. Queste esperienze sono fondamentali per una crescita e per uno sviluppo sano.
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