Il Disturbo Oppositivo-Provocatorio è un disturbo del comportamento, che determina nel bambino, gravi disagi nel funzionamento personale e sociale e difficoltà nell'adattamento. Tale disturbo è legato al modo in cui il bambino agisce e si relaziona con gli altri. Il Disturbo Oppositivo-Provocatorio si manifesta solitamente in età scolare o prescolare.
Quali sono i sintomi principali?
Il bambino mette in atto comportamenti provocatori e oppositività, manifesta irritabilità e livelli di rabbia inappropriata e persistente.
Fatica a interagire con i coetanei e con gli adulti, è rancoroso e vendicativo. Litiga spesso per futili ragioni, assume atteggiamenti vittimistici e tende a incolpare gli altri per i suoi comportamenti inappropriati e sbagli.
Il bambino oppositivo rifiuta le regole e non esegue le consegne che gli sono richieste, opponendosi e sfidando deliberatamente l'adulto. Spesso disturba intenzionalmente gli altri, o li aggradisce verbalmente, se rimproverato, non corregge il proprio comportamento, poiché presenta una scarsa disponibilità a negoziare con l'altro. Protesta piangendo o sbattendo oggetti mostrandosi furioso quando le sue richieste non sono accolte, non tollera la frustrazione e il rifiuto. Questi atteggiamenti e comportamenti interferiscono significativamente nelle relazioni sia con gli adulti, sia con i pari, compromettendo il funzionamento del bambino a casa, a scuola e in altri ambienti sociali (attività sportive,extrascolastiche ecc…).
Per diagnosticare il Disturbo Oppositivo-Provocatorio i sintomi devono verificarsi una volta alla settimana, per almeno sei mesi per i bambini oltre i cinque anni di età, tutti i giorni nei casi di esordio in età inferiore.
In altre parole i comportamenti disfunzionali si manifestano con una frequenza di gran lunga superiore a quella che ci si può aspettare da un bambino con lo stesso grado di sviluppo. Tali comportamenti negativi causano gravi disagi in ambito famigliare e/o sociale.
Le cause
Diversi studi hanno evidenziato come il Disturbo Oppositivo-Provocatorio sia il prodotto di diversi elementi individuali ed educativi-famigliari.
Dal punto di vista individuale, oltre al verificarsi di una non adeguata relazione tra il temperamento del bambino e quello dei genitori, un ruolo fondamentale nell'eziologia di tale disturbo, lo hanno le distorsioni cognitive ovvero i pensieri con cui interpretiamo le varie situazioni.
In altre parole sia i bambini oppositivi-provocatori, sia i loro genitori tendono a considerare i comportamenti negativi, legati a cause o a eventi non dipendenti da sé. (locus of control esterno)
Ne consegue che i bambini faticano a valutare in modo corretto gli avvenimenti, a cercare una risposta efficace per gestire i conflitti e a esaminare l'adeguatezza della propria condotta.
Per quanto riguarda i fattori educativi-famigliari, sembra che i genitori di questi bambini alternino momenti di eccessiva severità, a incoerenza e assenza di limiti. I famigliari tendono inoltre a prestare molta attenzione agli atteggiamenti negativi e a trascurare quelli positivi. Ne consegue che una volta rinforzati, i comportamenti problematici, tenderanno ad essere ripetuti con maggior frequenza degli altri.
I genitori si sentono disarmati e inadeguati di fronte alle reazioni dirompenti dei loro figli, hanno una percezione distorta delle loro capacità genitoriali; questo li porta spesso a rinunciare al loro ruolo e a convivere con un livello di disagio e di frustrazione.
Come intervenire?
Gestire da soli il Disturbo Oppositivo-Provocatorio non è semplice, per la complessità del disagio, spesso in comborbidità con altre psicopatologie dell'età dello sviluppo, e per l'esito negativo che potrebbe avere se non curato. Il suggerimento è dunque quello di rivolgersi ad uno psicologo che si occuperà sia del bambino, sia della sua famiglia.
Il lavoro in terapia si svolge su più livelli e coinvolge diversi attori.
In un primo momento il bambino apprenderà a individuare le situazioni che gli provocano rabbia e la relazione tra evento/emozione/comportamento. Acquisirà delle strategie per gestire le situazioni conflittuali e per esprimere in modo funzionale le proprie emozioni e le proprie richieste.
Realizzerà che i suoi comportamenti dipendono da lui e che può gestirli.
Le capacità acquisite in seduta saranno utilizzate sia a casa sia a scuola, perché con l'esercizio e con il passare del tempo diventino automatiche
Il terapeuta aiuterà anche i genitori a comprendere l'origine del disturbo e il funzionamento che lo mantiene, a individuare e a interrompere il circolo vizioso che ha causato la cronicizzazione del sintomo.
Saranno inoltre aiutati ad acquisire pensieri funzionali rispetto alle loro capacità genitoriali e a costruire un clima famigliare stabile.
Come gestire i comportamenti aggressivi del bambino?
- Ignorare tutti i comportamenti disfunzionali che hanno la sola finalità di irritare e provocare l'altro, ovviamente sono escluse tutte le condotte che potrebbero danneggiare il bambino e/o le altre persone.
- Promuovere attività e gratificazioni per tutti i comportamenti adeguati e adattivi che il bambino attua.
- Costo della risposta: in seguito al comportamento disfunzionale il bambino perde o non ottiene una gratificazione o un'attività per lui piacevole. Il costo della risposta deve essere in precedenza deciso dal genitore e condiviso con il figlio.
- Time-out: far allontanare il bambino per alcuni minuti, dal gruppo, verso uno spazio di decompressione in assenza di stimoli.
Si utilizza quando il bambino assume atteggiamenti pericolosi per sè e/o per gli altri, durante gli episodi di aggressività agita e di scoppi di rabbia.
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