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Covid-19 il killer invisibile

le implicazioni psicologiche della pandemia



La paura non può essere senza speranza né la speranza senza paura

B. Spinoza


Il propagarsi dell’epidemia del virus Covid-19 comporta grandi cambiamenti nella quotidianità di ogni persona che rinchiusa all’interno delle mura domestiche è costretta a confrontarsi con emozioni intense quali paura, rabbia e tristezza.

La presenza del virus Covid-19 nella nostra quotidianità ci ha costretto a confrontarci con la nostra fragilità, spesso proiettata nell’altro.

La malattia, la precarietà e la morte finora non avevano colpito direttamente la dimensione personale di ognuno, ma erano confinate altrove.

Soltanto alcuni soggetti, i più sfortunati erano colpiti da malattie gravi, la fragilità umana apparteneva alle popolazioni lontane afflitte da guerre, da povertà, ai migranti, alla Cina, finché un giorno qualunque, sopraggiunge un essere invisibile, microscopico e induce l’uomo a interrogarsi su sé stesso, sulla propria fragilità e sulla paura.

Di fronte ad un’emergenza sanitaria divenuta ormai pandemia (dal greco Pan-demos che significa tuttoil popolo) è sano provare paura.

La paura è la nostra emozione più primitiva e si attiva quando i sensi percepiscono uno stimolo potenzialmente dannoso per l’individuo, quando in sostanza viene percepita una minaccia. È adattativa, in quanto si è evoluta con lo scopo di permettere la sopravvivenza di un individuo davanti a pericoli imminenti.

In questo frangente di confusione e di incertezza su quanto ci riserva l’immediato futuro, la paura è legata al fatto che il virus Covid-19 viene avvertito come un pericolo per l’incolumità dell’individuo.

La paura è inoltre amplificata da due circostanze, una legata al fatto che si tratta di un nemico invisibile, inatteso e l’altra dovuta alla sua imprevedibilità: nessuno sa quanto durerà con esattezza questa situazione.

Vengono dunque riattivate alcune paure primordiali rappresentate dalla paura dell’ignoto, del non conosciuto.

La pandemia da Covid-19 implica inoltre dei vissuti persecutori: ovunque esiste un essere che non vedo, che non posso eliminare completamente e che non posso controllare.

È fondamentale accettare di sentirsi impauriti, tristi o arrabbiati, pensando che questa situazione con tutta probabilità, durerà ancora a lungo, ma non per sempre. Convivere con la paura significa, restare in contatto con essa e con la percezione fulminea della nostra fragilità, senza lasciarci sopraffare, ma attingere alla speranza e infondere speranza agli altri.

La paura incontrollata contrariamente, offusca il pensiero e porta il soggetto ad assumere atteggiamenti e comportamenti irrazionali, atavici di fuga (es.il comportamento di tutte le persone che sono partite e hanno lasciato il Paese) o di approvvigionamento incontrollato del cibo e di altri beni di prima necessità.

All’estremo opposto vi è la negazione, un meccanismo di difesa che conduce l’individuo a sottostimare il pericolo e/o a infrangere le regole, o ad assumere illusori atteggiamenti di onnipotenza, come se il rischio del contagio o della malattia riguardasse unicamente l’altro.

Covid-19 un killer dunque invisibile, che diffonde la malattia attraverso il legame umano.

Il contatto, la relazione da sempre fonte di vita e di benessere, diviene improvvisamente veicolo di malattia. Il distanziamento fisico, la separazione dai propri affetti, hanno un forte impatto emotivo sulle persone.

Veniamo al mondo grazie ad una relazione e cresciamo all’interno di reti relazionali.Per tale motivo ritengo che il legame tra i soggetti non vada tralasciato perché favorisce il benessere e proprio in questa circostanza, dove siamo costretti a casa, diviene importante riflettere sull’importanza delle relazioni, pensare a quanto l’altro sia importante per noi, ed eventualmente utilizzare la tecnologia e i social network per riappropriarci del legame sociale.

Ciascuno di noi in questo periodo ha paura e sta soffrendo per il distanziamento fisico e sociale imposto, ma ognuno ha dentro di sé una risorsa fondamentale chiamata resilienza ovvero la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici e di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà.

Ogni soggetto tuttavia, è unico e irripetibile e nella sua unicità e irripetibilità, sviluppa a secondo le proprie esperienze, diverse misure di resilienza e proprie modalità di fronteggiare un evento traumatico.

Bruscamente e improvvisamente costretti a fare i conti e a confrontarci con quella che è la fragilità umana, dobbiamo attingere alle nostre risorse per far fronte a questo periodo di fatica emotiva.

Ognuno è chiamato ad assumere comportamenti adulti e responsabili volti alla protezione di sé e dell’altro. Prendersi cura di sé, delle proprie parti piccole, di tutti coloro che a noi sono legati, ci permette di individuare risorse probabilmente prima sconosciute e di utilizzarle non solo come antidoto alla paura, ma come sorgente di energie.


Come reagire?


Ogni individuo necessita di ritmi e di routine.

Organizzare la propria giornata: è necessario per quanto possibile, mantenere le proprie abitudini e pianificare la giornata: non invertire i ritmi sonno-veglia, alzarsi al mattino, prendersi cura di sé, utilizzare quando è consentito, modalità di smart working, tenersi in contatto con i colleghi, ecc…


Limitare l’esposizione alle notizie fornite dai media: stabilire un orario in cui ascoltare il notiziario. Essere costantemente esposti alle informazioni mediatiche potrebbe far aumentare i livelli di ansia, soprattutto nei soggetti più ansiosi.


Mantenere le relazioni con i famigliari e gli amici utilizzando i cellullari o gli altri mezzi di comunicazione, facendo videochiamate ecc…; questo è utile per allentare il senso di solitudine e di smarrimento.


Coltivare hobby e interessi prima trascurati. Un buon modo per impiegare il tempo a disposizione può essere quello di coltivare tutti quegli interessi che prima, a causa del poco tempo a disposizione, erano stati tralasciati.

Conservare la dimensione della progettualità. La progettualità è parte integrante del benessere individuale, è importante soprattutto in questo frangente continuare a pensare e a fare piccoli progetti futuri.


È fondamentale inoltre ascoltare e seguire con fiducia le indicazioni fornite dalla comunità scientifica, solo loro in questo periodo possiedono le conoscenze utili per poter fornire indicazioni relative ai comportamenti di prevenzione del contagio.

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