
In queste settimane si sta diffondendo, nella popolazione italiana, una problematica connessa al rapporto con il cibo e alla gestione dell’alimentazione.
Molte persone costrette in questo frangente a casa, dopo aver subito un brusco cambiamento nelle loro routine, sono invase da sentimenti di ansia, di incertezza su quello che riserverà loro il futuro e utilizzano il cibo come rifugio e conforto.
Il rapporto emozioni-cibo risale alla prima relazione con la madre e ha esiti psicologici per tutta l’esistenza.
Nutrirsi oltre ad essere un meccanismo fisiologico primario legato alla sopravvivenza della specie, è fonte di gratificazione e di piacere.
In tutte le fasi della nostra vita le emozioni e i sentimenti che proviamo incidono sul nostro comportamento.
L’alimentazione come tutti i comportamenti che riguardano la nostra quotidianità, è guidata dalle nostre emozioni e dai nostri stati d’animo, pensiamo ad esempio a cosa mangiamo quando siamo tristi o in ansia.
Lo stress o comunque il disagio emotivo, può portare l’individuo pertanto a cercare un sostegno nella ricerca nel “cibo spazzatura” anche denominato “comfort food”.
Dobbiamo distinguere la fame fisiologica ovvero quel segnale fisiologico che si prova solitamente dopo alcune ore dalla fine del pasto, volto a ricostituire le energie, dalla fame nervosa che si manifesta con un desiderio incontrollato di cibo.
La fame nervosa non sorge da un bisogno fisiologico, ma è generata da elementi psicologici come ansia, noia, stress, tristezza e rabbia.
Si manifesta con il desiderio di cibo e con la tendenza a mangiare cibi appetibili in una quantità non essenziale al nostro fabbisogno fisiologico.
In questo frangente la fame nervosa è facilitata dall’isolamento sociale e da tutta una serie di elementi che sicuramente favoriscono il rischio di incorrere in episodi di alimentazione incontrollata.
Lo stare in casa per esempio, favorisce il continuo accesso alla dispensa e al frigorifero, l'acquisto di scorte alimentari ha portato molte persone ad accumulare più quantità di cibo (anche non salutare) superiori alle loro necessità.
Quando il “comfort food” diventa una compensazione emotiva si corre il rischio di abituarsi a mangiare troppo e di perdere il controllo sull’alimentazione. Questo è un pericolo per il nostro benessere fisico e mentale perché una volta strutturate tali abitudini alimentari scorrette, è molto difficile riuscire ad estinguerle, correndo il rischio che tali atteggiamenti diventino poi una regola.
Possiamo permetterci un dolce, uno sfizio, magari la sera dopo cena, ma il cibo non deve diventare uno strumento per fronteggiare i momenti di difficoltà.
Come gestire gli episodi di fame nervosa?
- Contrastare le situazioni emotive che provocano malessere, questo è il primo passo per bloccare gli episodi di fame incontrollata. - Nutrirsi in maniera consapevole: il cibo deve diventare alleato e complice del nostro benessere. Prestare dunque attenzione a ciò che si mangia, privilegiando alla quantità, la qualità e il piacere legato al gusto e alla condivisione. - Durante la quarantena soprattutto, avvalersi del tempo libero a disposizione per cucinare piatti più accurati. - Utilizzare la seguente strategia: chiedersi se al posto di un determinato snack al cioccolato, mangereste comunque della verdura? In caso di risposta negativa, non si tratta di fame fisiologica, ma di un bisogno emotivo. A questo punto fermatevi e provate a appagare questo bisogno con altro. - Ricorrere a canali più sani per gestire la tensione, come l’attività fisica, la scrittura e/o provare semplici tecniche di rilassamento concentrandoci per esempio sulla respirazione.
Comments